Varsavia che mi ha mi ha fatto innamorare è proprio quella dell’insurrezione, che è anche raccontata nel film Miasto 44.
Uscito nel 2014 il film di Jan Komasa, considerato il più brillante tra i giovani talenti del cinema polacco, combaciava proprio con la ricorrenza dei settant’anni trascorsi dalla Rivolta di Varsavia.
Il protagonista Józef Pawlowski, che interpreta il giovane Stefan, è un figlio e un fratello amorevole.
Ha lavorato anche nel film polacco Walesa – L’uomo della speranza di Andrzej Wajda.
Nel suo percorso da attore si è ispirato al metodo Metodo Stanislavskij e alla letteratura di Cechov. Però molto della sua interpretazione, nel film Miasto 44, viene dai racconti ascoltati in famiglia sin da piccolo.
Il genere è sicuramente storico e drammatico, ma direi anche romantico. Viene evidenziato come giovani polacchi, amici e nuovi conoscenti, passano il loro tempo, sotto l’occupazione nazista.
Una storia di amore e amicizia in cui, oltre la musica, o le giornate in riva al fiume, sono pronti a difendere il loro Paese, senza dimenticare che al cuore non si comanda, ma la guerra è in corso e non si gioca.
Un gruppo di adolescenti, coinvolti nei primi amori, che diventano adulti arruolandosi nell’Armia Krajowa.
In nome della libertà per la patria si formò l’esercito “non ufficiale” polacco, formato da cittadini, tra cui erano presenti anche donne e bambini.
Eventi tragici di quella seconda guerra mondiale, che qui in Polonia, ha lasciato ferite ancora aperte e piene di dolore.
Nel film Miasto 44 non mancano gli eventi drammatici, le esplosioni, la pioggia di proiettili e granate, anche se gli effetti hollywoodiani sono un pochino esagerati, a mio parere.
Personalmente avrei preferito una maggiore attenzione alla Godzina W, le ore 17.00 del 1 Agosto 1944, e al passaggio nei sotterranei di Varsavia.
Jan Komasa per il film ha usato le immagini girate nel 1944 da due fratelli, reporter e cameramen dell’ufficio informazione e della propaganda della resistenza polacca.
La partecipazione del Museo dell’Insurrezione di Varsavia tra i finanziatori del progetto non poteva di certo mancare.