Gianna Nannini Non ritorni a Varsavia – Ragazzo dell’Europa

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Non ritorni a Varsavia
Per non fare il soldato
(Ragazzo dell’Europa, Gianna Nannini)
 
Il tuo primo sorriso
L’ha visto
Varsavia
La tua prima parola
L’ha sentita
Varsavia
 
E c’era un pianoforte
Nella casa di Varsavia
Sei cresciuto con la musica
Sotto il cielo di Varsavia
 
E volevi, poi,
Arrivare fino in Austria
A conoscere quell’uomo
Che chiamavi Wolzart
 
Ma Varsavia
Era un po’ il cuore
Che batteva
Nel tuo petto
 
Era la vita
La tua scala musicale
Era la chiave di basso
Che non riuscivi a disegnare
 
E poi tuo padre
T’ha messo un fucile in mano
T’ha detto: “vai a sparare
A quelli d’un altro Paese”
 
Il tuo sorriso
Da quel giorno
Ha il colore della neve
Di Varsavia
Il tuo viso
Non si vede
Da Varsavia
 
E a tredici anni
La tua vita
S’ è spostata in un quartiere
Della Russia Siberiana
Krasnojarsk
Alla casa
Mancava il tetto
Come a te
 
Tua cugina
Bionda e russa
Col sorriso
Un poco sciolto
Nel bel viso
Come il cielo di Siberia
Gli occhi chiari
Grigiazzurri
Come i tuoi
 
Ci provassero, a toccarla!
Ci provassero, a ferirla!
Con la voce, con lo sguardo
Promettevi
E lei stringeva
Un po’ più forte
La tua mano
 
E poi dicevi:
“Che mi strappino
Anche i gli occhi!
Se questo cielo è dei ricchi,
Non lo guardo”
 
E ti guardava così male, Natal’ja
Coi suoi occhi da bambina
Nella luce un po’ sfocata
Le sue splendide ribellioni
Vacillavano
 
Ti sfuggivano parole
Che non volevi che sentisse
“Non vali che un po’ più di niente”
E lei piangeva
Nelle mani del domani
Anche per te
 
E poi gridava
Ti scuoteva per il collo
Della divisa da soldato
Ti diceva: “il cielo è nostro,
Il cielo è nostro, Nikolaj!”
 
E lo sapevi
Lei valeva di più
Dei potenti, quei vigliacchi
E l’abbracciavi
La tua sciocca
Troppo ardita
L’indomita
Natal’ja
 
E quando hai visto quei numeri
Sul suo polso, la sua pelle
E hai sentito il suo nome
Sulle labbra dei guardiani
 
L’han strappata, poi,
Da Omsk
I tuoi compagni, gli Ungheresi
Perché avevi una questione
Da sbrigare
Col Signore
Ma il demonio ch’eri diventato
Non era il figlio di Varsavia
 
Hai letto il suo nome
Ivan Bolkonskij
Sulla lapide
Lo vedevi
Nei tuoi sogni
 
E poi quei rubli li hai contati
Millecento
E l’hai ucciso
Nella ghiaia
Con la mano
Sul suo volto
Per non vedere
Nei suoi occhi
L’ultima ora bambina
L’ultimo cielo felice
Di Natal’ja
 
Hai portato, poi, impietoso
Il suo figliolo al capezzale
Della morte
E lui t’ha ucciso
Per vendetta
Tre anni dopo
Gli occhi verdi
Luccicanti
Nella notte

Gianna Nannini non ritorni a Varsavia

 

E in Inghilterra
Ti chiamavano “polacco”
Rispondevi:
“Con orgoglio!”
E non sapevi
Quanto ormai fosse lontana da te
Varsavia
 
Non la trovavi, la galleria
Che hai scavato nella neve
Per uscire da quel mondo
Col sorriso
Ancora in pace
E la notte di Varsavia
Le sirene di quel mare
Non le hai sentite, quella notte
Non le senti più cantare
 
E quel mondo di ieri
Oggi fa male
Non li vedi, i colori
Non li senti gridare
 
Che se Varsavia t’ha visto bambino
E il resto del mondo t’ha visto soldato
Che se il cielo è diventato grigio
Non lo puoi più raccontare
 
Sei un pianista
Con le mani
Strette intorno ad un fucile
E Varsavia
Non ti aspetterà, domani
(Gianna Nannini Non ritorni a Varsavia – Ragazzo dell’Europa)

Ci sono tanti luoghi da scoprire luoghi della Polonia collegati all’arte, magari canticchiando Gianna Nannini non ritorni a Varsavia.

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Autore dell'articolo: Bella Varsavia

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